Il bare beating e la playlist
Due giorni fa, a una fermata dell’autobus vicino allo stadio, un ragazzino (di 10 o 11 anni al massimo) stava ascoltando musica dal cellulare senza gli auricolari. Come altre volte, ho aperto Shazam di nascosto, così ho scoperto che uno dei pochi brani che non ha skippato era “Allenamento #2” di Capo Plaza ⬇️.
Si tratta di un pezzo del 2017, anno in cui il ragazzino, dunque, avrà avuto al massimo 2 o 3 anni. Magari conosceva già la canzone grazie a un fratello o a una sorella maggiore, magari la stava ascoltando per la prima volta e gli è piaciuta subito.
Non frequentando - soprattutto per gusti personali - i concerti degli idoli delle ultime generazioni, in presa diretta riesco a intercettare quello che ascoltano soprattutto grazie ai mezzi pubblici. Per strada sono tutti/e troppo sfuggenti, mentre sugli autobus, in tram e in metropolitana, compreso quando li aspettano, sono più statici, quanto meno per un periodo di tempo limitato. E spesso vogliono far sentire a tutti la musica che ascoltano.
In un post Instagram dello scorso maggio, Fanpage, parlava di questo “fastidioso fenomeno di chi ascolta musica o guarda video ad alto volume senza cuffie, costringendo tutti i presenti a condividere la sua scelta”. Si tratta del cosiddetto “bare beating”, accade soprattutto sui mezzi di trasporto pubblico e in alcuni paesi stanno prendendo provvedimenti per arginarlo.
A volte sembra che le persone protagoniste di questo fenomeno si isolino, estranino, che quasi non si rendano conto di stare in mezzo ad altra gente. Altre volte sembra che, più semplicemente, per loro il problema non sussista, che proprio non trovino motivi validi per non guardare video o ascoltare musica ad alto volume in presenza di altri.
L’estate appena passata, grazie a chi ascoltava musica alta in pubblico (e a Shazam), ho scritto vari post (qui facevo un punto sui generi musicali che ho intercettato nel quartiere). Però ammetto che in metrò non sopporto se una persona si mette a guardare video o ad ascoltare musica ignorando la presenza altrui. Forse il ragazzino dell’altro ieri, seduto sulla panchina della fermata ⬇️, non mi ha dato fastidio perché comunque eravamo all’aperto, inoltre aveva uno sguardo davvero beato e privo di malizia, per giunta non piegato sullo smartphone ma puntato verso l’alto.
Ecco, per quanto mi riguarda gli effetti del bare beating dipendono anche da chi e come lo fa, e dal mio umore del momento. Poi, in questo caso, c’è anche l’idea abbozzata di una playlist intitolata “San Siro Nights” che man mano sta prendendo forma: questo quartiere, come dico dai primi post, fa rumore ma quando questo coincide con la musica non riesco a lamentarmi sempre e comunque…



